#06 ORIGINE DEL TERMINE MOLA (di Bari)

I primi tre studiosi che si sono interessati di Mola e del suo toponimo, e che hanno cercato di dare un significato, una derivazione od un’origine al suo nome sono stati Giuseppe De Santis (1885-1925) ne “Ricordi storici di Mola di Bari”, Nicola Uva ne “Saggio storico su Mola di Bari – dalle origini ai giorni nostri” e Michele Calabrese. Nel seguito cercherò di riportare, in maniera sintetica, sulla base delle fonti citate, i principali pronunciamenti che nel tempo vi sono stati su tale tema:

foto tratta dal web
Il De Santis, nel suo libro, ipotizza il nome Mola derivante dal greco (molós), “luogo di combattimento e di lotta”, in relazione alla città distrutta (che fu poi ricostruita per ordine di Carlo I d’Angiò nel 1277) e riferisce anche di un certo Modesto Petrella (1746-1817), erudito letterato molese, che in una sua memoria manoscritta prospetta l’idea di una derivazione romana del toponimo, alla luce della scoperta dei resti di un probabile molo, nonché di una cisterna (fons Julia) e della pavimentazione a mosaico di una villa di età imperiale, in località Padovano. Tale posizione sarà poi riportata, in seguito, nel Saggio di Uva
Michele Calabrese, invece, cita i vari nomi con cui la città veniva chiamata nei più antichi documenti (Maula, Maulum, Maule, Moles) ed ipotizza l’origine latina del nome: mola, cioè la macina molitoria dei cereali e delle olive, sostenendo che nella città vecchia, di fronte alla porta laterale della chiesa madre, vi sia ancora la “via Molino”, dove, a detta di alcuni anziani, in un passato non tanto remoto c’era stato un mulino. 
Calabrese concorda, quindi, con Giovanni Alessio, professore di glottologia all’Università di Bari, per cui “Mola” rimanderebbe alla “macina del mulino” e respinge del tutto moles = “diga, molo, porto” riportato dal Ducange (cfr. anche Modesto Petrella, cit.) nel suo Latinitas Glossarium

Sebbene non tutti abbiano dedicato al tema un libro o un componimento, diversi sono stati gli studiosi che si sono espressi a riguardo, le cui posizioni sono qui brevemente esposte: 

- Pasquale Di Bari in “Immagini della vecchia Mola”, Bari, 1973, cita (pag. 7) un manoscritto del 1783 nella Biblioteca Prov. De Gemmis di Bari in cui si vuole Mola “colonia dedotta et abbitata dagli Ateniesi”. 

- In "AA.VV., Pagine di Storia Molese", si riprendono le idee di Giuseppe De Santis, in tutti i suoi aspetti; ma ogni congettura sul nome e sulle sue origini romane è pur sempre tenue e non dimostrabile, in quanto le prime e sicure tracce della cittadina si ritrovano solo dopo il 1117 (cfr. L. Giustiniani, Dizionario Geografico-Ragionato del Regno di Napoli, Napoli, 1803, vol. VI, p. 15; in P. Di Bari, op. cit.). 

- Vito F. Labbate, in “Masserie ed insediamenti dell’agro di Mola, 1989, cita l’opera dello studioso Guidone (“Guidonis Geografica”), pubblicata intorno al 1117, secondo cui intorno all’anno 1000 insito era presente un gruppo di case chiamato “Oppidum Moles”… null’altro. 

- Giovanni Miccolis, nel suo esauriente articolo “Tempo del Silenzio”, in La Sveglia, settembre 2000, pag. 45, dopo un excursus di quanto suddetto, ritiene 
«… che il nome dell’abitato sia nato all’epoca dei Peuceti (gruppo etnico discendente dagli Iapigi e stabilitosi in Terra di Bari intorno all’800 a.C.), con la frequentazione dei cittadini di Thuriae (a Gioia del Colle, città non lontana da Monte Sannace, esiste l’altra località peuceta: Santo Mola). […] Alla fine del primo millennio, nel tratto costiero compreso tra il Torrione ed il Castello, dovevano esserci alcune famiglie di pescatori che costituivano l’antico nucleo del borgo abitato; un nucleo di piccola importanza che non ebbe mai un appellativo attribuito ai centri più rilevanti (castrum, civitas); soltanto nell’opera di Guidone (vedi sopra) si ritrova l’appellativo di oppidum Moles…». 
- Mario Ventura prova anch’egli ad uscire dal coro. Dietro suggerimento del prof. Nicola Fanizza, docente di filosofia a Milano, prende come riferimento Guglielmo il Malo, signore normanno, il quale nel 1127 prende possesso della Terra di Bari in nome di Ruggiero III, re di Puglia e di Sicilia.
«…Quando nel 1277 Carlo d’Angiò dice: “indicta terra Mauli non est portus nec portulanus” (De Santis, op. cit., pag. 26) può voler dire: - nella terra di Malo, del Malo -; (Mauli è il genitivo lat. di Maulus-i); e quando in una lettera del 23 nov. 1278 Carlo d’Angiò scrive: “in partibus Molae” (De Santis, pag. 22) non usa più Maulus-i bensì Mola-ae. Della presenza dei Normanni a Mola possono essere testimonianza l’epigrafe di Agosmundo datata 1150 e conservata nella cripta della Chiesa Matrice e i rinvenimenti archeologici (1999) nel cortile del castello molese…». 
- Giovanni Colella in “Toponomastica Pugliese”, 1941, quale scarta a priori l’ipotesi del De Santis (molòs = “luogo di combattimento”) e scrive (op. cit., pag. 428 e segg.):
«…Il nome Mola deve essere messo indubbiamente in rapporto con i vocaboli “molo” e “moles”. Moles indicò una qualsiasi costruzione colossale, e però si disse molum il “molo”, il porto: “a molibus seucrepidinibus, quorum ebiectu maris […]” (Ducange). 
Nel latino medioevale mola significò pure “collina” e si è fatta l’ipotesi (Meyer-Lübke, REW, 5641) che “Mola” possa essere una riduzione di metula, formatasi quest’ultima da meta (Diez). Nella vita di Virgilio, arcivescovo della città di Arles, si legge: “adlitius aequoris, quod vacatur moles, accessit”. Ma già negli scrittori bizantini è adoperata la parola molos, mwloz, mouloz, per indicare costruzione avanzata, fortilizio. […] La pronuncia popolare fece di molum un maulum, e da questo tornò daccapo a Mola, forse per influsso anche dell’altra parola di uso comune *mola. La forma medioevale Maulum ha tutta l’apparenza di una pronuncia popolare del vocabolo». 

- In Giovanni Colella (op. cit., pag. 429), il prof. Michele Gervasio avanza invece l’ipotesi che
«...la città debba il suo nome medioevale alla vicinanza di un’antica specchia(°) distrutta, al pari del comune di Specchia nella provincia di Lecce. E ciò perché in certe carte medioevali per dire specchia si usa il termine maula, forma di pronuncia dialettale, che deriva dal latino moles…». 
Il Colella non concorda con Gervasio, in quanto questa sua ipotesi, se pur soddisfa l’etimologia del nome della città 
«…non può essere invocata a spiegare i toponimi similari di altre città d’Italia, in cui evidentemente il nome Mola deve essere messo in rapporto diretto con moles, cioè costruzione in genere […]. Ad ogni modo, il vocabolo maulu o maulum non può essere che una forma popolare di moles, o anche di mola, a cui indubbiamente essa risale…»
Rimane soltanto il dubbio se il medioevale *maula risalga a moles o non piuttosto a mola. 


Fonti: 
- "MOLA = …? VECCHIE E NUOVE DISQUISIZIONI SUL SUO TOPONIMO di Antonio Palumbo" di Antonio Palumbo, coautore del "Vocabolario Etimologico Illustrato del dialetto Molese"
- Giuseppe De Santis (1885-1925) ne “Ricordi storici di Mola di Bari
- Nicola Uva ne “Saggio storico su Mola di Bari – dalle origini ai giorni nostri

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