#02 LA NORIA
Un tempo, in alcuni appezzamenti
sul mare, fra resti di antichi muretti a secco, sopravvivevano nelle campagne
molesi vecchie norie, congegni costituiti da un insieme di due ruote
dentate mosse dalla forza di un asino o di un mulo.
Muli pazienti, che lavoravano prevalentemente di notte girando lentamente e faticosamente, mettevano in azione la ruota con i suoi secchi di ferro, “i galette”.
Questi, passando a pelo d’acqua, si inclinavano leggermente e grazie alla conformazione adeguata di una parte del loro bordo, riuscivano a pescare acqua (salmastra) a sufficienza, per poi rilasciarla, durante il sollevamento, dentro “u’ palummidde”, dal quale, mediante canalette in tufo, veniva poi distribuita sul terreno, dissetando l’intero appezzamento.
Muli pazienti, che lavoravano prevalentemente di notte girando lentamente e faticosamente, mettevano in azione la ruota con i suoi secchi di ferro, “i galette”.
Questi, passando a pelo d’acqua, si inclinavano leggermente e grazie alla conformazione adeguata di una parte del loro bordo, riuscivano a pescare acqua (salmastra) a sufficienza, per poi rilasciarla, durante il sollevamento, dentro “u’ palummidde”, dal quale, mediante canalette in tufo, veniva poi distribuita sul terreno, dissetando l’intero appezzamento.
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